Il Po' con l'apporto quotidiano di terra e sabbia ha modellato nei secoli, lungo la sua foce, le isole orizzontali alla linea di costa, utili al riparo delle mareggiate, con internamente sacche o lagune.
Nasce così lo scanno di Goro, chiamato anche isola dell'amore. Una lingua di sabbia che diventa subito l'indiscusso palcoscenico di una natura selvaggia e incontaminata, dove piante come tamerici e salicornie incrociano i voli degli uccelli selvatici.
Tra la fine del '700 e l'inizio dell'800 sorge in questa laguna, direttamente colegata al mare, l'abitato di Goro cotruito da navigatori diventati pescatori. Uomini e donne che hanno faticato subendo alluvioni, hano sofferto in una natura inizialmente non ospitale, ma che assecondandola hanno saputo, con lei, creare un posto unico al mondo.
La Sacca è una delle lagune salmastre di maggiori dimensioni dell’Alto Adriatico (circa 2000 ettari). Confina a nord ovest con gli argini delle ex valli Goara e Pioppa, e con il Bosco della Mesola, a nord confina con aree bonificate nel ‘900 (Valle Seganda) e con l’argine del Po di Goro. A sud lo Scannone delimita il confine con il mare Adriatico: una bocca di circa 1500 m tra il Lido di Volano e la punta dello Scannone mette in comunicazione la Sacca con il mare aperto. L’intero comprensorio lagunare può essere suddiviso in tre ambienti differenti: la Sacca propriamente detta caratterizzata da acque aperte, la Valle di Gorino caratterizzata da fitti canneti e lo Scannone di Goro, una barra di sabbia che si estende dalla foce del Po di Goro verso il Lido di Volano.
La profondità media della Sacca di Goro è attorno ai 60 cm, riceve acqua salata dal mare e acqua dolce dal Po di Goro (tramite la chiusa di Gorino), dal Po di Volano, dal Canal Bianco (tramite l’idrovora Romanina) e dall’impianto di sollevamento di Valle Giralda che scarica nel Taglio della Falce. La commistione d’acque dolci e salate, determina un tenore salmastro (circa 23‰ di salinità). Il fondale interno della Sacca è caratterizzato da sedimenti fini (argillosi e limosi), fondali sabbiosi si trovano dove le correnti sono più forti, ovvero presso l’imboccatura a mare della Sacca.La Sacca di Goro è, da un punto di vista ambientale, molto importante perché residuo di una tipologia lagunare costiera molto diffusa prima delle grandi bonifiche perpetuate negli ultimi 150 anni. Le peculiarità ecologiche di quest’ambiente permettono l’insediamento e la presenza di importanti comunità vegetali ed animali. Per questo motivo è annoverata tra le zone umide d’importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (Bondesan in Corbetta 1990, Pagnoni e Caramori 1999).
La floraNella parte riparata dalle correnti, a bassa profondità e suoli argillosi, delle Valli di Gorino e del confine tra la Sacca e il Po di Goro, la formazione palustre più diffusa è il canneto a fragmite (Phragmites australis). Nelle aree salmastre più profonde dell’interno della Sacca, dove maggiore è il disturbo delle onde e delle correnti, si trova una vegetazione sommersa dominata da alghe (Sint. Ulvetalia). Su substrati molli e fangosi s’insediano popolamenti algali fluttuanti di ulva (Ulva rigida) e gracilaria (Gracilaria verrucosa), su substrati duri s’incontra invece l’enteromorfa (Enteromorpha compressa). La vegetazione sommersa si presenta povera di specie, ma raggiunge enormi quantità di biomassa, e in queste comunità vive un elevato numero di animali planctonici e bentonici. In acque più riparate dove le correnti di marea sono inferiori come nelle Valli di Gorino s’insediano praterie sommerse (Sint. Ruppietalia) a ruppia (Ruppia cirrhosa) in cui può essere ancora consistente la componente algale (Ulva, Chaetomorpha, Cladophora, Ceramuim). Nell’area tra Goro e Gorino, a ridosso dell’argine della ex Valle Vallazza, è presente un aggruppamento a Gracilaria verrucosa (alghe rosse): comunità di macrofite mobili sul fondo, a pregio naturalistico elevato. Nella fascia di confine tra la Sacca e lo Scannone, in condizioni di emersione non prolungata su sedimenti limoso argillosi e in assenza di disturbo dalle onde s’insedia una vegetazione alofila e alotollerante: 1) comunità di alofite annuali pioniere dominate da Salicornia veneta una specie endemica dell’Alto Adriatico (Sint. Salicornietum venetae) ad alto pregio naturalistico; 2) praterie a Puccinellia palustris (Sint. Limonio narbonensis-Puccinellietum festuciformis) generalmente povere di altre specie tra cui Aster tripolium (alto pregio naturalistico); 3) prati salsi a Juncus maritimus (Sint. Puccinellio festuciformis-Juncetum maritimi) accompagnato da Aster tripolium, Limomnium serotinum, Puccinellia palustris; 4) praterie dense dominate da Elytrigia atherica sulle sommità dei dossi.
La Sacca di Goro è una zona umida d’importanza internazionale per lo svernamento di molte specie di uccelli, per questo è stata inserita nell’elenco della convenzione di Ramsar (Iran, 1971). Nelle zone centrali della Sacca svernano ogni anno migliaia di tuffetti (Tachibaptus ruficollis), svassi piccoli (Podiceps nigricollis) e centinaia di svassi maggiori (Podiceps cristatus). Sempre d’inverno scendono dal nord Europa decine di smerghi maggiori e minori (Mergus merganser e M. serrator), qualche orchetto marino (Melanitta nigra) e qualche strolaga (Gavia spp.). Tra le anatre svernanti più comuni ricordiamo il germano reale (Anas platyrhynchos), l’alzavola (Anas crecca), e il moriglione (Aythya ferina). Comuni sono inoltre le folaghe (Fulica atra), le garzette (Egretta garzetta), gli aironi cenerini (Ardea cinerea), e gli aironi bianchi maggiori (Egretta alba). Le barene emerse della Sacca e dello Scannone sono sfruttate da migliaia di piovanelli pancianera (Calidris alpina) e centinaia di piovanelli maggiori (Calidris canutus), specie quest’ultima piuttosto rara in Italia.
In estate nidificano diverse specie, alcune delle quali sono nidificanti rare nel Delta. Tra queste ricordiamo la volpoca (Tadorna tadorna), l’airone rosso (Ardea purpurea), e il falco di palude (Circus aeruginosus) che nidificano tra gli estesi canneti, la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus), il fratino (Charadrius alexandrinus), e il fraticello (Sterna albifrons), che nidificano tra le depressioni della sabbia degli scanni. La Sacca è un importante sito di alimentazione per lo storione del Naccari (Acipenser naccarii) e per lo storione comune (Acipenser sturio), in particolare durante la fase giovanile, inoltre, è un sito tipico di presenza del ghiozzetto cenerino (Pomatoschistus canestrini) e del ghiozzetto di laguna (Knipowitschia panizzae).
La Sacca di Goro è accessibile tutta la parte centrale, con imbarcazioni proprie o con visite guidate in barca che partono da Goro e da Gorino.
L’area è assoggettata agli indirizzi della L. 431/1985, come la zona di foce del Po di Volano assoggettata a vincolo paesaggistico ai sensi della L. 1497/1939. Queste ultime due disposizioni vengono accorpate ed abrogate dal D.L. 490/1999 attualmente vigente. Il vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267 del 1923 è apposto nella sola area prospiciente al Bosco della Mesola, in prossimità dell’argine nord occidentale della Sacca, interessate da colonizzazione a fragmiteto.Il sito è incluso nella perimetrazione del Parco del Delta, ai sensi della L.R. 27/1988 e dei Piani della Stazione Volano-Mesola-Goro del 1991 e del 1997: Preparco (PP.MAR) nella zona di acque aperte della sacca propriamente detta; zona B (B.MAR) di parco nell’area orientale detta Valli di Gorino e nell’area occidentale, nelle immediate adiacenze di Bosco Mesola e del Bosco Goara fino allo sbocco a mare del Canal Bianco). Il Piano Territoriale del 1991 includeva erroneamente in zona B anche lo Scanno di Goro e la RNS della Foce del Po di Volano. Altra differenza rispetto al Piano più recente è la maggiore ampiezza (nel 1991) di zona B della porzione occidentale.La Sacca di Goro è in parte ricompresa nella zona Ramsar denominata “Valle Gorino e Territori limitrofi”, istituita con DM 13/07/1981 (G.U. 203 del 25/07/1981).Lo Scanno di Goro e parte della Zona Ramsar sono Riserva Naturale dello Stato (di popolamento animale) denominata “Dune e Isole della Sacca di Gorino”, istituita con DM 18/11/1982 (G.U. 339 del 10/12/1982).Presso il Faro è l’Oasi Faunistica denominata “Faro di Gorino” (175 ha).ZPS (IT4060016) denominata “Sacca di Goro, Valle Dindona, Foce del Po di Volano”, ai sensi della DIR 79/409 CEE (4127 ha). SIC (IT4060005) denominato “Sacca di Goro, Po di Goro, Valle Dindona, Foce del Po di Volano” individuato ai sensi della DIR 92/43/CEE (4387 ha).
Fonte: Parco del Delta del Po'
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